domenica

Traforo, cavallo di troia per l’ennesima operazione immobiliare dei privati.


Si al referendum per riportare le ipotesi risolutive dei problemi alla realtà dell’interesse collettivo e non ai vantaggi particolari di parte

Siamo già al terzo grande intervento, voluto dal sindaco Tosi, che però favorisce gli interessi dei privati.
Prima è arrivato l’albergo Lux, con un aumento sproporzionato di volumetria non prevista dalla normativa, per risolvere presunti problemi di degrado. Poi per gli stessi motivi, è giunto il cantiere delle ex cartiere, dove l’impresa Mazzi usufruirà di una concessione edilizia con migliaia di metri quadrati aggiuntivi. Ora tocca alla super opera del traforo delle Torricelle, 330 milioni di euro, con l’ipotesi del consorzio Technital, che accorpa anche la ditta edilizia di Mazzi, che potrebbe realizzare 200 mila metri cubi di immobili, per poter recuperare un po’ di oneri spesi per la costruzione della galleria.
La Giunta Tosi va sempre più quindi verso un’amministrazione municipale, dove il tornaconto privato può aver la prevalenza sugli interessi della collettività.

Il traforo delle Torricelle rivela sempre più i suoi veri scopi: favorire i vantaggi trasportistici delle imprese del marmo a danno delle condizioni di vita e di salute dei veronesi; dare le opportunità alle imprese edili di mettere sul mercato altra offerta immobiliare aggiuntiva, fuori dalle prescrizioni del piano regolatore (PAT) e portare ancor più inquinamento nella parte nord della città con l’aumento del traffico del tunnel. E’ utile ricordare che in questi primi due mesi del 2009 Verona ha registrato il superamento delle PM 10 (inquinanti) di 30 giorni, il 50% del periodo considerato.

Per cui la maschera dell’assessore Corsi, leghista, è stata tolta: per lui, per Tosi e per la Lega il traforo va realizzato per favorire gli interessi singoli dei vari stake holders (grandi elettori) leghisti; usando il pretesto della soluzione al traffico, ma nel concreto aggravando l’inquinamento cittadino e penalizzando le condizioni della residenza e della salute dei veronesi.

L’unica soluzione per dare la risposta al traffico cittadino rimane il progetto dell’ingegnere Winckler del 1992, che ha previsto l’inutilità della chiusura del cosiddetto “anello” attorno alla città con la galleria, ma che invece prospetta interventi di fluidificazione del traffico, come rotonde e sensi unici, così come sono stati già adottati in tante città.
Va precisato che sotto il profilo viabilistico l’ “anello” attorno all’area urbana (vedi Bologna, con il progetto del giapponese Tange) degli anni ’50 è stato abbandonato dagli esperti; mentre gli amministratori di Verona vorrebbero ritornare indietro e riprenderlo con il tunnel delle Torricelle.

Per cui il referendum, avanzato dal Comitato contro l’ipotesi di traforo, è l’unica strada percorribile per raggiungere i veri traguardi viabilistici e di garanzia della salute nella città di Verona.

I Verdi sono a fianco del presidente Alberto Sperotto nel raccogliere le migliaia di firme necessarie per la consultazione popolare; convinti anche che i 330 milioni di euro risparmiati evitando la galleria delle Torricelle potrebbero essere importanti risorse per affrontare i tanti problemi della città, a cominciare proprio dal traffico. Ad esempio ritornando alla tranvia, contro il filobus di Corsi; ma anche indirizzando più soldi al piano della viabilità cittadino, che va rivisto, vista la sua inadeguatezza e che finora ha offerto solo espedienti contradditori, fautori solo di tante discussioni, ma non di reali soluzioni (vedi la proposta dell’Arsenale di questi giorni, o il park di piazza Corrubio con i reperti archeologici).

Inoltre l’istituto del referendum riporta la città di Verona a riscoprire il valore della democrazia partecipata, che con l’avvento del sindaco Tosi è andato scemando; visto che finora non vi è mai stata una consultazione sulle grandi scelte di rilievo né con le ex cartiere, ben che meno con il traforo.

Claudio Magagna - Federazione dei Verdi di Verona

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