mercoledì

LEGAMBIENTE BOCCIA TOSI

Comunicato stampa del 30 dicembre 2008
FORSE GLI AMMINISTRATORI DI VERONA NON LO SANNO, MA I DATI UTILIZZATI DA LEGAMBIENTE SONO CERTIFICATI DAL COMUNE DI VERONA
C’è continuità tra la vecchia e la nuova Amministrazione Comunale di Verona; non è certo il colore politico (si è passati da Centrosinistra al Centrodestra) e neppure le scelte amministrative (PAT, Tranvia, Ex Cartiere, Polo Finanziario), ma è la critica ai dati del rapporto del Sole 24 Ore e, in modo particolare, alla qualità ambientale della città. Quando la città di Verona è in coda alle classifiche si leva il peana degli Amministratori Comunali (di destra o di sinistra), sui dati sbagliati che non riconoscono tutto il lavoro fatto. Quando Verona è ai vertici delle classifiche allora è un autoincensamento delle loro capacità politico amministrative.Ma il Sole 24 Ore non è un pericoloso giornale sovversivo (comunista come direbbe Berlusconi), è il quotidiano di Confindustria, ed ha utilizzato i dati del rapporto “Ecosistema Urbano” di Legambiente perché questo documento è ritenuto il più completo, il più aggiornato e il più serio sui temi ambientali.Ed anche il rapporto di Italia Oggi, presentato il 7 dicembre scorso, (altro giornale non certo di estrema sinistra) citato dall’assessore Sboarina ha utilizzato e utilizza in materia di ambiente i dati del rapporto di Legambiente.Cosa succede, i rivoluzionari di Legambiente hanno espugnato i palazzi del potere? Nulla di tutto questo, semplicemente il riconoscimento di un lavoro serio di ricerca e analisi fatto da Legambiente in collaborazione con l’Istituto Ambiente Italia.I dati utilizzati da l Sole 24 Ore, da Italia Oggi, dall’Istat, dal CRESME e da altri Istituti di Ricerca, poi, non sono prodotti da Legambiente. E su questo vogliamo informare il Sindaco Tosi: sono dati forniti direttamente dall’Amministrazione Comunale di Verona. Annualmente Legambiente richiede a Verona e a tutte le altre città italiane, una serie di dati che consentono poi all’associazione di elaborare “Ecosistema Urbano”, un rapporto sulla qualità ambientale delle città apprezzato a livello internazionale.Non sappiamo poi, a cosa si riferisca il Sindaco Tosi, quando dice che Legambiente è notoriamente schierata a sinistra. Vogliamo solo ricordargli che l’edizione di quest’anno del rapporto di Legambiente ha visto primeggiare per il secondo anno consecutivo Belluno (centrodestra) e che molte Amministrazioni di centrosinistra sono collocate in coda alla classifica.D’altra parte, ma questo forse sfugge al Sindaco Tosi, i numeri sono numeri e non sono manipolabili come spesso si usa in politica.
Verona, 28 dicembre 2008

venerdì

Caccia e Rete Natura 2000.

Ambientalisti a Prestigiacomo: Evita altra brutta figura Sul tavolo del ministro dell´ambiente Stefania Prestigiacomo ci sarebbe pronto per la firma un decreto di modifica alla normativa che tutela i siti della Rete Natura 2000 (Zps e Sic) che cancellerebbe le le misure che limitano l´attività venatoria nelle Zone di protezione speciale (Zps) concordate dopo l´avvio di procedure di infrazione da parte dell´Unione europea e dopo un lungo lavoro di concertazione tra Stato, regioni e Commissione europea. Animalisti italiani, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Vas e Wwf sono allibiti e in una nota congiunta scrivono: «Se risultasse confermato si tratterebbe di un atto del tutto privo di giustificazioni, che non a caso ha ricevuto, nelle settimane scorse, le ripetute bocciature della Conferenza Stato-regioni. In effetti, il decreto 184 del 2007, che tutela la Rete Natura 2000 e che l´atto del Ministro Prestigiacomo vorrebbe modificare è un provvedimento giunto dopo anni di attesa e una lunga mediazione tra Stato, ministeri interessati, regioni e organismi scientifici, senza dimenticare i numerosi attori sociali coinvolti nella complessa materia e l´avallo della Commissione europea.
Con la sua emanazione le regioni hanno potuto finalmente provvedere alle misure di conservazione dei siti e ottenere i finanziamenti comunitari per la gestione ecologicamente sostenibile del territorio. Inoltre, il decreto 184 è servito a rispondere ad una parte della procedura d´infrazione attivata dall´Europa nel 2006 contro l´Italia per varie infrazioni comunitarie, tra cui proprio la mancata tutela della Rete, obbligo cui il nostro Paese avrebbe dovuto ottemperare già da molti anni». «Ebbene - proseguono - , con un sol colpo, il ministro Prestigiacomo cancellerebbe tutto ciò, riattivando in modo acuto il contenzioso sulla materia e riaprendo una situazione di vero e proprio caos normativo che il decreto 184 aveva contribuito a risolvere. Siamo quindi di fronte ad un provvedimento ingiustificabile e del tutto inappropriato, su cui grava il voto contrario delle regioni e persino il parere negativo dell´Ispra (ex Infs), autorità scientifica di riferimento, e che inoltre risulta sprovvisto di qualunque mandato di legge. Insomma, un atto che non ha alcuna chance giuridica e che, nel caso venisse emanato, porterebbe ad immediata impugnazione e ad una nuova denuncia all´Unione europea.
La speranza è tuttavia che il ministro Prestigiacomo voglia recedere da questo pessimo tentativo, certamente mal consigliato, e decida di non firmare il decreto. Sarebbe un gesto di elementare buon senso e responsabilità, che eviterebbe nuovi guai al Paese e una brutta figura allo stesso ministro, a pochi giorni dall´appello a favore della biodiversità del Commissario europeo all´ambiente Stavros Dimas, che ha chiesto all´Italia di intensificare, e non certo diminuire, le tutele a specie e habitat naturali». (Greenreport, 23 dic. 2008)

domenica

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Eluana e i guardiani ubbidienti

MICHELE AINIS
I leghisti l’avranno presa male, anche se al momento non c’è traccia di reazioni ufficiali. E così i federalisti, di cui trabocca la nostra scena pubblica. Perché l’editto di Sacconi, l’atto con cui il ministro pretende di chiudere a Eluana le porte d’ogni clinica pubblica o privata, è innanzitutto questo: un diktat per le Regioni, nonché per le Province di Trento e di Bolzano. È insomma la mascella volitiva dello Stato, che detta legge agli enti decentrati. Ma come, non siamo già immersi mani e piedi in uno Stato federale? Non c’è alle viste il federalismo fiscale, che renderà totale l’immersione? Evidentemente no. In Italia funziona così, c’è spazio solo per un federalismo dei giorni dispari, nei giorni pari ciascuno torna al suo vecchio mestiere.Ma la questione si misura essenzialmente in punta di diritto. Come d’altronde fin qui è sempre accaduto, in questa guerra di carte bollate e di sentenze combattuta su un corpo senza coscienza, senza volontà. Tuttavia l’ultimo episodio registra un miracolo giuridico: la resurrezione del defunto. Il provvedimento di Sacconi riesuma difatti la funzione d’indirizzo e coordinamento, con cui lo Stato ha regolato per trent’anni l’attività delle Regioni. Lo faceva in nome dell’interesse nazionale, una formula magica ospitata nel vecchio testo della Costituzione. Ma a condizione che l’atto d’indirizzo venisse espressamente previsto in una legge, che fosse adottato dall’intero Consiglio dei ministri, che la Conferenza Stato-Regioni avesse manifestato il proprio assenso. Come stabiliva l’art. 8 della legge Bassanini (n. 59 del 1997), che entrò in vigore quando la funzione d’indirizzo e coordinamento era ormai agonizzante, incolpata non a torto d’aver affossato l’esperienza regionale.
Nessuna di queste tre condizioni ricorre nel provvedimento solitario di Sacconi, che dunque suona illegittimo perfino rispetto al vecchio ordine giuridico. Ma nel 2001 la riforma del Titolo V ha soppresso ogni riferimento all’interesse nazionale e ha soppresso perciò le basi su cui poggiava il potere d’ingerenza del governo. Non solo: l’art. 8 della legge La Loggia (n. 131 del 2003) ha poi ulteriormente precisato, a scanso d’equivoci, che gli atti d’indirizzo e coordinamento sono vietati nel campo della sanità. Sicché l’atto firmato da Sacconi è due volte incostituzionale: sia per il passato remoto che per il futuro prossimo. Anzi tre volte: perché oltre a offendere le competenze regionali calpesta la sovranità del Parlamento (soltanto una legge statale di principio può intervenire in materia sanitaria), e perché viola le attribuzioni del corpo giudiziario (sul caso Eluana c’è ormai una sentenza definitiva della Cassazione).
Insomma questo provvedimento non vale nulla, è come una legge promulgata dal direttore delle Poste. E allora a cosa serve? Semplice: serve a intimidire gli ospedali, a ricattarli minacciando di togliergli i quattrini, se non addirittura la licenza. E perché Sacconi, che è persona seria, ci ha messo in calce la sua firma? Ri-semplice: perché ha agito sotto dettatura. Non è il primo caso, non sarà purtroppo l’ultimo. È appena successo con i fondi per le scuole private, dopo la protesta a squarciagola della Cei: 120 milioni spariti e subito riapparsi con un emendamento in Finanziaria. Succede con la pillola del giorno dopo, la cui vendita al pubblico viene rinviata di anno in anno, con gran soddisfazione del Vaticano.
Diciamolo: c’è un Antistato dentro il nostro Stato. Le sue sentinelle, i suoi stessi generali, sono ormai i generali dello Stato italiano. Da qui l’impotenza della cittadella burocratica, da qui la complicità della politica: l’una e l’altra ormai espugnate dall’interno, e senza neanche la fatica di fabbricare un cavallo di Troia. Da qui la strage della nostra civiltà giuridica, pur sempre figlia del secolo dei Lumi, quando l’Antistato ha in odio le carte settecentesche dei diritti, l’etica del dubbio, la separazione dei poteri. Prima di consegnarci prigionieri, c’è però un Dio laico cui possiamo chiedere soccorso. È un giudice, e magari qualche volta può sbagliare. Ma giudica con la stessa toga ministri e cittadini. E nessuno ministro, così come nessun cittadino, ha il potere di rovesciarne le sentenze.

martedì

Le città più verdi

di Roberto Armani
L’utilizzo della vegetazione come strumento strategico di intervento per la mitigazione microclimatica delle aree cittadine sta avendo sempre più importanza per le amministrazioni pubbliche
La vegetazione, in particolare le piante, utilizzano la radiazione solare per la fotosintesi. Ma il processo fotosintetico assorbe solo una piccola parte della radiazione incidente: in termini molto generali, una vegetazione latifoglia, durante il periodo estivo riflette circa il 20% della radiazione incidente, ne trasmette attraverso la sua chioma circa il 10% e ne assorbe il restante 70%. Di tutta la radiazione assorbita solo il 5% è necessario per il processo di fotosintesi, la restante parte viene riceduta all’ambiente sotto forma di calore sensibile (circa il 20%) in forma latente (circa il 45%). Prendendo queste percentuali solo come indicative e non come dati oggettivi, si nota come il comportamento di una pianta nei confronti della radiazione solare sia tipicamente assorbente. La principale differenza che esiste con una superficie edilizia è che quest’ultima, in seguito ad un alto assorbimento della radiazione solare causerebbe un forte aumento della temperatura superficiale e quindi una riemissione di energia nel campo dell’infrarosso sotto forma di calore sensibile. Al contrario per un elemento vegetale lo scambio con l’ambiente circostante avviene principalmente sotto forma di calore latente non comportando così un aumento della temperatura dell’aria; la componente sensibile risulta inoltre abbastanza irrilevante essendo la temperatura superficiale del fogliame coincidente con la temperatura dell’aria (a tal proposito si ricorda che la quantità di calore emessa da una superficie risulta essere proporzionale alla quarta potenza della temperatura)
Gli elementi vegetali sono quindi caratterizzati da un basso valore di albedo, che generalmente diminuisce con l’aumentare della massa fogliare della pianta. La variazione dell’albedo delle superfici trattate ad erba è invece legata all’umidità del suolo, alla percentuale di ombreggiamento del luogo di riferimento e all’angolo di incidenza della radiazione solare che può variare con la presenza di piante. Gli effetti di un corretto uso della vegetazione possono essere diversi. Un primo effetto è quello legato alla geometria stessa della vegetazione con lo sfruttamento dell’ombra portata dalla chioma: il fatto di poter consentire nel periodo estivo l’ombreggiamento delle pavimentazioni urbane e delle superfici degli edifici costruiti porta a notevoli benefici non solo dal punto di vista psicofisico del soggetto che si viene a trovare nelle zone d’ombra, ma anche dal punto di vista energetico. Come è facile intuire le superfici che vengono ombreggiate dalla chioma delle piante assumono temperature superficiali inferiori rispetto a quelle esposte direttamente alla radiazione solare, riducendo così le emissioni di calore in ambiente urbano ed implicitamente i carichi di climatizzazione. Esistono effetti che intervengono sul microclima che non sono legati alla geometria e disposizione della vegetazione ma al processo di evapotraspirazione. L’evapotraspirazione è un processo per cui l’acqua incorporata nello strato vegetativo evapora convertendo l’energia della radiazione solare in calore latente (aumento di vapore acqueo) invece che in calore sensibile (aumento di temperatura). Questo processo è legato soprattutto alla capacità del terreno di trattenere acqua garantendo così una continuità del processo evapotraspirativo; l’effetto mitigatore dovuto alla riduzione delle temperature superficiali in seguito a processi di tipo evapostraspirativi può a volte risultare poco percepibile in seguito al rapido rimescolamento dei film d’aria superficiali più freschi con l’atmosfera dell’ambiente urbano per la presenza di moti convettivi.
Le modalità con cui si può intervenire sull’ambiente urbano con l’ausilio della vegetazione sono rappresentate da interventi sull’involucro edilizio o sull’arredo urbano. L’utilizzo di verde pensile è una realtà ormai affermata a livello globale e i cui benefici sono riscontrati sperimentalmente anche se, per questo tipo di copertura, è necessaria una progettazione accurata. Oltre alla scelta dei diversi materiali e al dimensionamento degli strati, è di fondamentale importanza la scelta della specie arborea. A seconda della collocazione geografica e dell’obiettivo progettuale che si vuole ottenere si sceglierà la corretta specie: ogni piantagione richiede particolari attenzioni di manutenzione ed una scelta che non valuta questi fattori può compromettere l’intera funzionalità del sistema tecnologico. L’uso del verde in copertura porta dei vantaggi anche per quanto riguarda le prestazioni dell’edificio. Studi canadesi confrontano un tetto con presenza di verde con lo stesso tetto senza vegetazione; i risultati mostrano una riduzione delle perdite di calore e una diminuzione del fabbisogno energetico. Anche l’utilizzo di vegetazione per ricoprire le chiusure verticali viene considerato un ottimo mezzo per ridurre l’effetto isola di calore e i fabbisogni energetici dell’edificio. Una prova sperimentale di questo fenomeno è stata effettuata presso l’Università di Toronto, Canada, dove si è misurato empiricamente il valore della temperatura superficiale su una parete verticale non coperta da vegetazione e su una parete con vegetazione. Le diverse misure, effettuate nel mese di Agosto 2000, hanno dato, per valori medi dall’aria esterna di 22 °C, 46 °C per la muratura non rivestita a verde e 26 °C per la copertura rivestita.Altri studi sono stati eseguiti per vedere l’effetto del verde sull’ambiente urbano per il controllo delle temperature delle superfici e sul fabbisogno di un fabbricato con parte dell’involucro ombreggiato dal verde circostante.
Nel primo caso si riportano gli studi condotti a Serra de Collserola a nord est di Barcellona per il Campus Nord della UPC; si denota la grande differenza tra la temperatura delle pavimentazioni soleggiate (circa 55°C), con quelle poste nelle aree ombreggiate da alberi (circa 27°C) nelle ore centrali della giornata dove la radiazione solare è massima. In aggiunta è possibile osservare come un giardino trattato ad erba in area soleggiata risulti avere nelle ore di maggior radiazione, a parità di condizione di esposizione, temperature superficiali inferiori di circa 10 – 15 °C rispetto ad una pavimentazione costruita. Altro caso di studio è stato condotto negli Stati Uniti d’America. In questa analisi sono state effettuate delle misure sul campo per quantificare la riduzione del carico di climatizzazione estivo dovuto all’effetto di ombreggiamento degli alberi sull’involucro. Lo studio è stato condotto su due edifici differenziati per progettazione, orientamenti ed ombreggiamenti valutando la riduzione dei consumi, il loro andamento, i picchi di richiesta per diverse condizioni di ombra e diversi periodi di analisi. Il risultato è stato che grazie agli ombreggiamenti portati dalla vegetazione è stato possibile ottenere risparmi sui carichi di climatizzazione dell’ordine del 20% e 40%.Una corretta progettazione del verde nell’ambiente urbano può potenzialmente portare notevoli benefici. Oltre a quelli trattati legati al microclima cittadino vanno evidenziati gli aspetti legati alla capacità di ritenzione idrica dei terreni quale lo sgravio del carico delle fognature, nonché l’abbatimento degli inquinanti nell’atmosfera in quanto riesce a filtrare la polvere e il particolato sottile. L’attenuazione dei venti indotta dalla vegetazione provoca un deposito degli elementi fini migliorando le condizioni generali di benessere.Ma come è altrettanto facile dare questa definizione, è altrettanto difficile pensare ad un modello che consenta in fase di progettazione l’effettiva quantificazione degli effetti benefici che l’inserimento di aree verdi o l’utilizzo di giardini pensili o pareti verdi possano portare. Probabilmente solo con l’utilizzo di programmi di simulazione è possibile fare in fase di progettazione le opportune valutazioni.
Hanno collaborato Marco Comi, Feliciano Farina

Conto alla rovescia per accordo sul clima

L’importante dibattito all’incontro dell’Onu in Polonia sui Cambiamenti Climatici si sta scaldando, e tutti i nostri sforzi per influenzarne l’esito sembrano funzionare. Abbiamo richiesto alcuni sondaggi indipendenti, fatto pressione sui delegati a Bruxelles e Poznan, organizzato proteste a Varsavia, consegnato Trofei del Fossile ai paesi che cercavano di bloccare le negoziazioni, lanciato comunicati stampa giornalieri -- e ripetutamente sfoderato ai negoziatori ed ai media le 140,000 firme della nostra campagna sul clima. Ma le negoziazioni sul clima continuano a correre grossi rischi e, con la crisi economica che indebolisce anche la determinazione dei più attenti a questo tema, abbiamo bisogno che si sentano tutte le vostre voci in questo momento cruciale. Se non hai ancora firmato la petizione sul clima, è il momento di farlo: http://www.avaaz.org/it/europe_climate_crunch_time/?cl=156700808&v=2540 Se la avessi già firmata settimana scorsa, per favore aiutaci ad ottenere più firme possibile girando il messaggio qui sotto ai tuoi familiari ed amici. (Guarda sotto il messaggio completo di settimana scorsa)
Cari amici, Mentre l’attenzione del mondo è rivolta altrove, le negoziazioni globali per contrastare la crisi climatica stanno finalmente venendo al dunque. I leader mondiali si riuniscono in Polonia questa settimana per definire con grande sforzo un accordo che dovrebbe portarci ad un nuovo ed efficace trattato globale, ma due paesi Europei --Italia e Polonia-- stanno sabotando aggressivamente le negoziazioni, mentre la Germania se ne sta li imbambolata.Il nostro futuro ci richiede di influenzare urgentemente i loro Primi Ministri -- Merkel, Berlusconi e Tusk -- prima che i negoziatori si presentino, fra pochi giorni, davanti ai leader del mondo riuniti. Se questi leader non cambiano strada l’Europa non riuscirà ad avere una posizione concorde, il che potrebbe letteralmente sfaldare il processo di negoziazione mondiale.Avaaz ha inviato urgentemente i membri del proprio team in Polonia e Belgio, per contenere questa ondata. Abbiamo ottenuto incontri urgenti con negoziatori importanti verso la fine di questa settimana, ma abbiamo bisogno di mostrare numeri importanti per far sentire le nostre voci. Aggiungi il tuo nome alla petizione globale urgente qui sotto, e aiuta a far diventare la nostra richiesta una azione nel cuore delle negoziazioni. http://www.avaaz.org/it/europe_climate_crunch_time/?cl=156700808&v=2540 Negli scorsi dodici mesi Usa, Canada e Giappone sono stati i peggiori ostruzionisti ai negoziati sul clima - come abbiamo evidenziato tempo fa a Bali. Ma finalmente Bush, Fukuda e Harper se ne sono andati o stanno per andarsene. Un importante passo in avanti potrebbe esser vicinissimo… se solo l’Europa non rischiasse di abbandonare il proprio programma ambizioso sul clima. Se l’Europa tentenna proprio ora, le negoziazioni globali potrebbero davvero rischiare il fallimento.Le lobby dell’acciaio e dell’industria pesante stanno sfruttano la crisi finanziaria come cortina di fumo per impedire i progressi. L’Italia e la Polonia minacciano di allontanare l’Unione Europea dagli obiettivi ambiziosi decisi l’anno scorso. La Germania, di solito paladina del clima, sta a vedere. Come risultato l’Europa si è fermata a Bruxelles--ed è divisa e inefficace alle negoziazioni delle Nazioni Unite.In nessuno dei tre paesi è troppo tardi. Possiamo mostrare a questi governi che i loro stessi cittadini ed il resto del mondo non si accontenteranno di nulla che non sia una azione forte sul clima. Avaaz ha commissionato sondaggi indipendenti nei tre paesi, costruito una petizione globale di massa da consegnare in occasione di incontri e azioni spettacolari davanti all’Onu e all’UE, e sta lanciando una importante campagna pubblicitaria per far vergognare, persuadere ed incoraggiare i leader UE a fare la cosa giusta. http://www.avaaz.org/it/europe_climate_crunch_time/?cl=156700808&v=2540 Fintanto che Obama non avrà in mano il timone, il prossimo passo per la risposta del mondo ai cambiamenti climatici dipende dalla leadership Europea. La politica sul clima dell’UE galvanizzerà o raffredderà le negoziazioni internazionali in Polonia, e potrebbe determinare definitivamente se saremo in grado o no di evitare i cambiamenti climatici pericolosi.Per tutti coloro che sono preoccupati dei cambiamenti climatici, ora è il momento di mandare un messaggio che chieda leadership e visione. Da qui alla fine dell’anno si determinerà la politica dell’Europa, e con essa gran parte della risposta alla crisi del clima.Con speranza,Ben, Iain, Brett, Graziela, Luis, Paula, Pascal, Paul, Alice, Ricken, Milena -- ed il resto della squadra di Avaaz
CHI SIAMO Avaaz.org è un'organizzazione non-profit e indipendente, che lavora con campagne di sensibilizzazione in modo che le opinioni e i valori dei popoli del mondo abbiano un impatto sulle decisioni globali. (Avaaz significa "voce" in molte lingue.)
Avaaz non riceve fondi da governi o aziende ed è composta da un team internazionale di persone sparse tra Londra, Rio de Janeiro, New York, Parigi, Washington e Ginevra.
Clicca qui per avere maggiori informazioni sulle nostre campagne.
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mercoledì

Pacchetto energia: direttiva rinnovabili

Frassoni: "Accordo positivo. Adesso bisogna scommettere sull'innovazione tecnologica verde"Finalizzato anche dal Parlamento europeo l'accordo politico sulla direttiva per lo sviluppo delle fonti rinnovabili raggiunto ieri dal Consiglio dei ministri dell'Energia dei Ventisette. La formula del compromesso raggiunto soddisfa solo in apparenza la richiesta del governo italiano di inserire una clausola di revisione al 2014, che però non potrà rimettere in discussione gli obiettivi del 2020 né sottrarre agli Stati membri il controllo sui propri sistemi di incentivazione delle fonti rinnovabili. Il ministro francese per l'energia, Borloo, ha dichiarato che "si potranno quindi rivedere e adattare alcuni meccanismi di sviluppo, come avviene in altri settori, ma a condizione che si precisi che in nessun caso si potranno intaccare gli obiettivi e le condizioni del sostegno degli Stati membri" per le rinnovabili. In altre parole, contrariamente a quanto affermato da alcuni organi di stampa in Italia, la revisione - sempre Borloo - "non comprende la possibilità di rivedere gli obiettivi nazionali". La Commissione europea presenterà dunque un rapporto nel 2014, nel quale si proporranno gli adattamenti appropriati del regime di cooperazione previsto nella direttiva, "allo scopo di migliorare l'efficacia per il conseguimento dell'obiettivo del 20%." Monica Frassoni, Co-Presidente del Gruppo dei Verdi/ALE, ha così commentato il raggiungimento dell'accordo sulle rinnovabili: "Finalmente avremo una norma che consentirà di affrontare davvero la lotta ai cambiamenti climatici, rendendoci più indipendenti sul piano energetico e creando più di due milioni di nuovi posti di lavoro nella sola Ue. Siamo quindi contenti che anche il governo italiano si dica soddisfatto dell'accordo raggiunto: vuole dire cha ha cambiato idea, bene così. La famosa clausola di revisione al 2014 riguarda infatti solo i meccanismi di cooperazione tra gli Stati membri, ma non intacca l'obiettivo europeo del 20% entro il 2020 né gli obiettivi nazionali. Gli Stati membri dovranno quindi presentare dei piani d'azione nazionale per il raggiungimento degli obiettivi assegnati, mentre alla Commissione spetterà il compito di valutarli e di agire contro quegli Stati membri che non fanno abbastanza. Ancora una volta la grande offensiva demolitrice del pacchetto energia del governo Berlusconi è fallita, per fortuna. E l'Italia ha pienamente meritato il primo premio "Fossile del giorno" attribuito alla Conferenza sul clima a Poznan a coloro si sono distinti per le loro azioni di disturbo, o addirittura di sabotaggio, al processo negoziale sul clima."

lunedì

Berlusconi conferma l'ignoranza sui temi ambientali!

Legambiente su DL Rifiuti
Roma, 26 novembre 2008
Dl Rifiuti. Berlusconi annuncia piano nazionale inceneritori
Legambiente: "Inutile. Spetta già alle Regioni. Peccato aver sprecato l'ennesima occasione per lanciare invece un programma nazionale su prevenzione e riciclaggio".L'effetto-annuncio piace molto a Berlusconi, che oggi torna a lanciare frasi ad effetto anche sui rifiuti annunciando un paradossale Piano nazionale, pronto entro 12 mesi, sugli inceneritori in Italia.
"Peccato che non ce ne sia alcun bisogno. In tema di rifiuti infatti, sono le Regioni gli enti designati a decidere per impianti e provvedimenti. Volendo dare un segnale di decisionismo propositivo, il Premier avrebbe potuto fare un significativo passo avanti annunciando un programma nazionale sulla prevenzione della produzione dei rifiuti come previsto anche dalla nuova direttiva europea e sul riciclaggio della frazione organica degli scarti ".
Così Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente, interviene a commento delle novità che sarebbero introdotte dal Dl rifiuti in discussione alla Camera.
"Rispetto al fatto che nel dl si conferma poi la previsione dell'estensione degli incentivi a tutti gli inceneritori delle regioni in emergenza - ha aggiunto Ciafani - noi confermiamo il nostro impegno a segnalare questa grossolana infrazione alla Commissione europea".

Legambiente:"Ritirare subito l'emendamento vigliacco".

Legambiente su Codice ambientale ed emendamento governo

Continua l'attacco all'ambiente dei berlusconidi & Co.
Roma, 26 novembre 2008

Normativa ambientale, in ddl omnibus norma per riscrivere l'intero codice

Legambiente al governo: "Ritirare subito l'emendamento.
L'esecutivo non può riscrivere la normativa ambientale fuori dal Parlamento"
E' la richiesta di Legambiente in merito a un emendamento del governo al disegno di legge 1082 collegato alla Finanziaria, attualmente in discussione al Senato che, come reso noto oggi dal Senatore Roberto Della Seta, aggiungerebbe al testo un nuovo articolo in forza del quale l'esecutivo otterrebbe una delega generale e incondizionata, da esercitare entro il giugno 2010, per modificare il codice ambientale.
"Una politica che non ha il coraggio delle proprie azioni cerca di assicurarsi la totale libertà di riscrivere l'intero codice ambientale con un emendamento che esclude il confronto parlamentare - dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. Da anni la normativa in campo ambientale viene modificata a ogni cambio di legislatura, con il risultato di lasciare senza punti di riferimento certi amministrazioni locali, utenti e imprenditori. L'Italia ha bisogno di regole certe, chiare e rispettose delle direttive europee e la normativa ambientale non può essere rimessa con una deroga nelle sole mani dell'esecutivo".

giovedì

Il diritto diseguale

Dopo il suicidio dell'assessore di Napoli -ecco le cause!
di GIUSEPPE D'AVANZO
NON da oggi, l'Italia è un Paese privo di normalità, ma pieno di norme e normatività. La novità del presente, governato dalla destra, è che le norme che dovrebbero restituire normalità al Paese lo rendono più disordinato, affondato in anomalie peggiori di quel che una normatività, approvata con immediata forza di legge, vorrebbe curare. Tre esempi documentano questa deriva autoritaria e populista che crea asimmetrie sociali e territoriali e assegna alle polizie non più la funzione amministrativa di esecuzione del diritto, ma l'efficacia di uno stato d'eccezione che sospende la norma e trasforma il diritto in una decisione mai interamente determinata dalle leggi in vigore. Naturale che saltino fuori distorsioni, incostituzionalità, un "diritto della diseguaglianza", la preoccupazione per un'avventura di cui ormai conosciamo l'epifania, ma non l'esito. Napoli. Accade che il secondo decreto per i rifiuti preveda l'arresto per chi scarica in strada scarti ingombranti. Si sa che, per liberare dall'immondizia Napoli e la fascia costiera della Campania, sono state sospese le leggi ambientali in quella sfortunata e colpevole regione. Ciò che è illegale interrare a Milano, è legittimo a Napoli. La catastrofe di quest'estate sembrava giustificarlo. Ma con un secondo decreto, in una congiuntura non più emergenziale, (parole di Berlusconi), il governo ha voluto esplorare ancora questo "vuoto di diritto". E' così, se a Treviso si espone soltanto a una multa chi abbandona in strada una poltrona sfondata, a Napoli lo sventurato rischia il carcere, da sei mesi a tre anni. Il governo - sembra di capire - immagina che debbano essere la legge e la forza militare a "creare" il cittadino, buoni costumi e virtù pubbliche. Vitale Varchetta non è di certo un buon cittadino. I carabinieri lo sorprendono mentre abbandona sul marciapiede in una strada di periferia mobili da cucina, bombole di gas, materiale ferroso arrugginito e materiali di lavori edili. Varchetta viene arrestato e ora vedremo quanto carcere gli verrà comminato. Ammesso che davvero un processo si faccia, perché con tutta evidenza quella legge è incostituzionale: punisce con pene diverse lo stesso comportamento. La limitazione territoriale del decreto appare agli addetti un problema insormontabile. Come sostiene il costituzionalista Valerio Onida, l'abbandono di un frigo provoca lo stesso danno all'ambiente in qualsiasi regione d'Italia. Né vale opporre, come molti "d'istinto" oppongono, che però soltanto in Campania c'è un'emergenza rifiuti. Se saltasse fuori che in Lombardia ci sono più furti che altrove, accetteremmo senza batter ciglio che in quella regione il ladro venisse punito con pene doppie, triple rispetto al resto del Paese?
L'asimmetria, riservata alla Campania, ci racconta un metodo e una cultura di governo sui cui dovrebbe riflettere anche chi, stanco dei disastri che i napoletani infliggono alla loro città, condivide l'arresto di Varchetta. Il governo liquida d'imperio, con decreti d'urgenza, un'idea del diritto fondato su norme "impersonali e perciò generali, prestabilite e perciò pensate per durare". Privilegia decisioni dettate esclusivamente dalle mutevoli situazioni concrete. Affiora così una situazione del tutto inedita per il nostro Paese. Come dimostrano i provvedimenti "diseguali" previsti per i napoletani, il governo rivendica la legittimità di stabilire, in autonomia e senza alcun controllo parlamentare o verifica giudiziaria, che cosa sia l'ordine e la sicurezza pubblica, quando e dove sia messa in pericolo. E' da questa convinzione che nascono anche i due emendamenti approvati dalla commissione giustizia del Senato nelle ultime ore: il registro dei senza dimora compilato dalle polizie; la legalizzazione delle "ronde" private. Svelano una cultura che trasforma il povero (come lo straniero, come il non-cittadino) in un pericolo, in un nemico. Come nemico diventa un criminale. Come criminale è affidato alle cure delle "operazioni di polizia", pubblica e ora addirittura privata. Era Hobbes che avvertiva come non potesse essere "il cittadino a stabilire privatamente chi sia l'amico, chi il nemico pubblico". In Italia è quel che può avvenire presto. Con il rischio che, dall'ordine anche precario e anomalo di oggi, si può scivolare nel caos. Dallo Stato nello "stato di natura".
(Repubblica, 9 novembre 2008)

Conto energia: fotovoltaico oltre i 200 MW

Una crescita da record
Gli impianti conteggiati dal GSE sono ad oggi 17.517 per una potenza superiore ai 200 MWp
Nuovo traguardo per il fotovoltaico italiano, che nella giornata di ieri ha raggiunto e superato la soglia dei 200 MW di potenza installata con il conto energia. Per l’esattezza gli impianti fotovoltaici in esercizio e ammessi all’incentivazione sono attualmente 17.517, di cui 12.558 rientranti nel Nuovo Conto Energia, 4.959 nel vecchio, per una potenza totale di 200.461 MWp. Un dato importante dunque per il panorama nazionale di questa tecnologia, (che viene continuamente aggiornato in tempo reale sul sito del GSE), che soltanto sei mesi fa aveva segnato i 100 MW, facendo così superare per l’anno in corso i 120 MW in esercizio. E il dato è in costante aumento. Ricordiamo che il Conto Energia divenuto operativo solo in seguito all’entrata in vigore del decreto attuativo del 28 luglio 2005 remunera con apposite tariffe l’energia elettrica generata dagli impianti fotovoltaici per 20 anni, rivendendola direttamente al Gestore dei Servizi Elettrici.

Assemblea parco dell'Adige




Il cattivo paradosso

GIAN ENRICO RUSCONI
E’ grottesca la motivazione con cui il Vaticano si oppone alla proposta di depenalizzazione dell’omosessualità che sarà presentata all’Onu dalla Francia a nome dei 25 Paesi della Unione europea. Il Vaticano infatti è preoccupato che «nuove categorie protette dalla discriminazione creeranno nuove e implacabili discriminazioni». Siamo al cattivo paradosso che per proteggere le persone omosessuali, queste dovrebbero essere mantenute sotto la minaccia di reato perseguibile per legge. Il Vaticano non si impegna affinché gli Stati che praticano contro gli omosessuali sanzioni, torture e persino pene capitali (in dieci Paesi islamici), modifichino il loro atteggiamento, muovendosi appunto nella linea recentemente enunciata dalla Chiesa stessa che invita ad evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione». No. La preoccupazione vaticana è che «gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come “matrimonio” vengano messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni». Il problema che sta a cuore alla Chiesa non è l’abbattimento effettivo della discriminazione tramite la legge, ma l’imbarazzo («la gogna») in cui si troverebbero gli Stati che praticano leggi punitive contro l’omosessualità. O gli Stati che, pur tollerando benevolmente le persone omosessuali, non riconoscono loro la pienezza dei diritti. È evidente che qui il Vaticano pensa a possibili effetti a catena a favore delle unioni omosessuali, legalmente riconosciute, là dove non esiste ancora alcuna legislazione in proposito (come Italia). Non credo che abbia a cuore le difficoltà in cui si troverebbero gli Stati islamici, che ovviamente si opporranno frontalmente alla proposta europea.
L’alleanza tra Stati islamici e Vaticano su questo punto è garantita. Con buona pace degli alti discorsi della «razionalità della fede» cristiano-cattolica rispetto alla dottrina religiosa islamica. Quando si tratta di sesso e di famiglia le differenze teologiche tacciono. Rinunciamo in questa sede ad esporre ancora una volta le posizioni di principio di una visione laica in tema di responsabilità etica dell’individuo, di concezione non mitica, ma critica e riflessiva di «natura umana», di concezione delle unioni familiari, di separazione tra «reato» e «peccato» ecc. Sono anni che ci confrontiamo su questi temi. Invano. Non si dialoga più. Si contrappongono posizioni sempre più intransigenti. Ciò che conta è la loro potenzialità mediatica, che nel nostro Paese è saldamente in mano alla linea vaticana. Rimanendo a livello di strategia comunicativa, viene spontanea un’ultima riflessione. Contrapponendosi all’iniziativa dell’Unione Europea, il Vaticano ribadisce ancora una volta la sua contrarietà all’orientamento laico dell’Europa, ovviamente diffamato come laicista (relativista, immoralista e via via elencando tutte le nefandezze della ragione illuministica). Non è chiaro dove porterà questa strategia. Nel caso della depenalizzazione dell’omosessualità la linea vaticana smentisce esperienze drammatiche e ben meditate interne allo stesso mondo cattolico. Verosimilmente non interpreta neppure i convincimenti di milioni e milioni di sinceri credenti. Perché si adotti oggi questa strategia non è chiaro. Evidentemente il sesso e una certa idea di famiglia contano di più delle riflessioni della fede.
Ma qui il laico tace.

In piazza contro decreto taglia-incentivi a rinnovabili e risparmio energetico

LIVORNO. Proprio mentre il mondo è riunito a Poznan, di cambiamenti climatici, il governo Berlusconi ha deciso con l´articolo 29 del decreto legge 185/2008 approvato venerdì scorso, di tagliare del 55% gli incentivi per le energie rinnovabili, un provvedimento che prima ha sollevato l´incredulità e poi l´indignazione non solo degli ambientalisti, ma anche degli operatori del settore. La norma, retroattiva, andrà anche a colpire coloro che hanno già realizzato o prenotato gli interventi di risparmio ed efficienza nel 2008, e questo aprirà la strada a una valanga di ricorsi da parte di chi vorrà veder rispettato quanto prevedeva la normativa.
L´Associazione degli operatori del solare termico (Assolterm) e Legambiente hanno convocano per l´11 Dicembre alle 11 un´iniziativa di mobilitazione per chiedere di ritirare «un provvedimento devastante per il settore delle rinnovabili e del risparmio energetico, che danneggia le famiglie e condanna al fallimento la lotta intenzionati a chiedere il bonus dovranno sbrigarsi a presentare la propria domanda perché la possibilità della sgravo è legata alla copertura economica messa in campo dal governo. Per le agevolazioni sugli interventi energetici sono stati stanziati 82,7 milioni di euro per il 2008; 185,9 milioni per il 2009 e 314,8 milioni per il 2010. Una volta terminati i fondi non sarà più possibile accogliere le domande dei cittadini e delle imprese. L´agenzia delle Entrate esaminerà le domande in base all´ordine cronologico di invio e comunicherà entro 30 giorni l´esito della verifica agli interessati. Decorsi i 30 giorni senza esplicita comunicazione di accoglimento «l´assenso si intende non fornito» e il cittadino non potrà usufruire della detrazione».
Secondo Sergio D´Alessandris, presidente di Assolterm, «Questo pacchetto anticrisi del governo avrà l´effetto contrario e aprirà una grossa crisi per le aziende italiane del solare termico. Nello specifico si pone il rischio che gli acquirenti di impianti solari termici, a cui sono stati garantiti dai venditori gli sgravi secondo legge, si vedano negare per l´attuale decreto, le agevolazione promesse. Ci potremo trovare, quindi, di fronte ad una possibile rivalsa da parte dell´acquirente per la mancata agevolazione garantita. Eventualità questa che metterebbe in serio pericolo le aziende del settore. Altro punto che riteniamo ambiguo, oltre alla reale adeguatezza di copertura economica per le richieste di sgravio, è la strana formula del "silenzio dissenso": l´agenzia dell´entrate, che vaglierà e giudicherà le richieste, ha a disposizione 30 giorni per comunicare l´accettazione delle richieste, richieste vagliate in base all´ordine cronologico di invio. La mancata comunicazione da parte dell´agenzia dell´entrate significa automaticamente la bocciatura della richiesta senza possibilità di appello o di spiegazioni in proposito.
D’Alessandris evidenzia anche «La contraddizione insita in questo piano del governo che va controcorrente rispetto a tutti i piani d´azione ambientali/energetici promossi dall´unione europea, primo fra tutti l´obbiettivo 20 20 20. Un piano che si definisce anticrisi nella realtà si ribalta in un piano di crisi per la aziende delle rinnovabili e per le famiglie. Assolterm comunque confida in una apertura da parte della politica, per sciogliere al meglio le ambiguità presenti nel decreto».Sulla questione interviene anche la portavoce nazionale dei Verdi Grazia Francescato: «Il governo Berlusconi non condanni l´Italia ad essere il fanalino di coda nella lotta ai cambiamenti climatici. Purtroppo il taglio delle detrazioni sulle eco-ristrutturazioni va letteralmente nella direzione opposta ed e´ il peggior biglietto da visita con cui il nostro Paese potesse presentarsi alla Conferenza di Poznan.
L´Italia non sia il freno di un´Europa che ha deciso di essere leader nello sviluppo dell´efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. La riconversione ecologica della nostra economia non solo e´ necessaria per garantire un ambiente migliore alle future generazioni ma e´ anche un utile alleato per uscire da questa pesantissima crisi economica. Lo ha ben capito Barak Obama che conta di creare con l´economia ´verde´ ben 5 milioni di nuovi posti di lavoro in pochi anni. E´ gravissimo che nel pacchetto anti-crisi siano stati soppressi le forti agevolazioni che avevamo introdotto nella scorsa legislatura per un´edilizia sostenibile Si tratta di un doppio passo indietro che comporterà una perdita di posti di lavoro ed impedirà un taglio efficace delle emissioni di gas serra nel settore dell´edilizia, che lo ricordiamo nel nostro paese vale circa un terzo delle emissioni complessive».

NONOSTANTE LA CRISI

L'ambientalismo della speranza
di Alberto Ronchey
Mentre a Poznan è in corso la Conferenza dell'Onu sulle alterazioni del clima, da Washington si conferma che Barack Obama, oltre a soccorrere i dissestati complessi bancari e industriali, tende a promuovere la «tecnologia verde» con ingenti capitali pubblici. Vorrebbe ridurre così l'inquinamento e la disoccupazione che la crisi ha inflitto a vasti settori dell'industria. Si tratta di sostituire in considerevole misura l'iperconsumo dei combustibili fossili con le fonti d'energia idroelettrica, geotermica, solare fotovoltaica, eolica. L'impegno federale, al di là delle opere infrastrutturali, riguarda per i prossimi anni 150 miliardi di dollari tra incentivi e investimenti diretti.
Ma l'impresa è davvero possibile malgrado le condizioni del bilancio federale? Sulla complessa materia, critici e scettici contestano i calcoli dei consulenti di Obama. Eppure, negli Usa la recente conferenza dei sindaci ha espresso parere favorevole. L'Onu, già più volte, aveva sollecitato un Global Green New Deal rivolgendosi anzitutto agli Stati Uniti, che generano le maggiori emissioni d'inquinamento e le controverse alterazioni climatiche da «effetto serra».
Nello stesso tempo, fra gli europei, è in discussione quel piano «energia-clima » che dovrebbe ridurre del 20% l'emissione complessiva di CO2 e nella stessa misura sviluppare le fonti d'energia rinnovabile. Insorgono anche qui obiezioni e controversie in particolare sui costi: «Non è un obiettivo da tempi di crisi». Ma José Manuel Barroso, che presiede la Commissione Ue, insiste: «Io dico il contrario». Concordano sulle sue tesi esponenti dell'ambientalismo industriale che operano fra Shell, Fortis, Vodafone, riuniti sotto il nome di «EU corporate leaders on climate change». Dalla Germania, si apprende poi che le fonti del solare fotovoltaico assolvono già funzioni preminenti nella Sassonia- Anhalt. E la Spagna vanta i maggiori parchi eolici nel mondo.
Anche il Vaticano confida nelle promesse dell'ambientalismo. Privo di spazi sufficienti per i parchi eolici, presto avrà un impianto elettrosolare, 2.400 moduli fotovoltaici per una superficie di 5 mila metri quadrati. È una donazione a papa Ratzinger, molto ben accolta, di un'impresa tedesca. L'episodio sembra offrire un conforto a chi spera nel nuovo corso dell'economia. Fiducia o fede?
Fra gli ambientalisti sicuri del successo più o meno prossimo, il nuovo corso viene definito come «terza rivoluzione industriale ». È prevista una progressiva espansione delle tecnologie ambientali, alla quale dovrebbero seguire notevoli economie di scala. Se il successo non verrà presto, bensì a tempo differito, risulterà se non altro essenziale per le future generazioni dopo l'iperconsumismo energetico distruttivo e le ansie del nostro tempo. Per lo meno, finalmente non si potrà più ripetere: «I padri mangiarono uve acerbe e si allegarono i denti dei figli » secondo il monito biblico.
02 dicembre 2008

martedì

AVVISO: Nasce a Legnago il "GAS SOLARE"


Nasce a Legnago il

“G.A.S. SOLARE”

GRUPPO DI ACQUISTO SOLARE SOLIDALE

“Un Gruppo d’Acquisto Solare e Solidale per lanciare il fotovoltaico a Legnago”

Martedì 9 dicembre 2008 alle ore 20:45

Sala Incontri - Centro Attività Sociali - via XXIV Maggio, 10 a Legnago.

Incontro pubblico con Davide Sabbadin di Legambiente Padova,responsabile del G.A.S. Solare di Padova

Dare una mano all’ambiente contribuendo in maniera significativa a ridurre le
emissioni di gas serra, producendo energia elettrica dal sole, è oggi alla portata di
molti.
Da un paio d’anni è infatti possibile installare sul tetto della propria casa o della
propria azienda un impianto fotovoltaico usufruendo degli incentivi del nuovo
Conto Energia” nato dal Decreto del Min. per le Attività Produttive del 19/02/07.
A fronte di un investimento ancor oggi proibitivo per le tasche di molte famiglie,
lo Stato, per mantenere gli impegni derivanti dal trattato di Kyoto per la riduzione
delle emissioni clima alteranti e non dover incorrere in sanzioni salate, finanzia
con tariffe assai significative coloro che intendono installare un impianto
fotovoltaico.
Nello stesso tempo, esso ha stipulato delle convenzioni con istituti di
credito come le BCC, Banca Etica e altri per finanziamenti che coprono fino al
100%
dei costi e che verranno rimborsati coi proventi ventennali degli incentivi
statali derivanti dalla produzione di energia solare.
Un ulteriore vantaggio per i cittadini interessati ad installare un impianto
verrebbe dal consorziarsi in un gruppo d’acquisto. Ciò consentirebbe di
acquisire un potere contrattuale nei confronti dell’installatore superiore che il
presentarsi da soli. Questa è l’esperienza dei G.A.S., i “gruppi di acquisto
solidale”, nati con l’intenzione di far bene alle tasche degli aderenti ma in modo
sostenibile verso l’ambiente ed i lavoratori. Per estensione sono così nati i “G.A.S.
solari”, che vedono il Veneto all’avanguardia in Italia con le prime positive
esperienze di Venezia, Treviso e Padova.
Ora tocca a Legnago. Infatti, su iniziativa del Circolo Legambiente Legnago e
del legnagoGAS, si terrà Martedì 9 dicembre un incontro pubblico con Davide
Sabbadin di Legambiente Padova e responsabile del G.A.S. Solare di Padova per
parlare delle prospettive del fotovoltaico e dei risultati ottenuti dai G.A.S. solari
costituitisi nel Veneto.
Nasce a Legnago il
“G.A.S. SOLARE”
GRUPPO DI ACQUISTO SOLARE SOLIDALE
“Un Gruppo d’Acquisto Solare e Solidale
per lanciare il fotovoltaico a Legnago”
Martedì 9 dicembre 2008 alle ore 20:45
Sala Incontri - Centro Attività Sociali - via XXIV Maggio, 10 a Legnago.
Incontro pubblico
con Davide Sabbadin di Legambiente Padova,
responsabile del G.A.S. Solare di Padova.
Contatti:
Lino Pironato – tel/fax 0442 21142 cell. 3405928393 – email: lp@vronline.it
legnagoGAS – legnagogas@gmail.com

Sul Traforo le preoccupazioni sanitarie, ambientali e sociali di Bozza sono anche le nostre.

In riferimento all'intervista rilasciata dal presidente della 2a Circoscrizione Alberto Bozza al giornale L'Arena, pubblicata sabato15 novembre, al Comitato contro il collegamento autostradale delle Torricelle preme precisare quanto segue.

Il Comitato ha apprezzato l'iniziativa di prevedere la copertura della trincea su un largo tratto del tracciato del traforo portata avanti in giunta soprattutto dagli esponenti di Forza Italia e AN e si unisce alla preoccupazioni del presidente Bozza che pare temere la possibilità che questa misura non trovi finanziamento. Soprattutto apprezza il fatto che il presidente Bozza, a differenza del sindaco Tosi, che ha escluso i cittadini dal procedimento di valutazione dei progetti, si faccia carico delle preoccupazioni e del punto di vista del Comitato dei cittadini.
Tuttavia, da qui a dirsi "placato" (come si legge nell'articolo) ce ne corre. Il Comitato sarebbe "placato" se il traforo diventasse una strada urbana gratuita, con il minimo impatto sul territorio, con molti più svincoli e con il limite di velocità dei 50 km/h, aperta anche ad autobus e biciclette e preclusa, invece, al traffico pesante. Il Comitato potrebbe dirsi "placato" se la realizzazione del traforo non comportasse la messa a pedaggio di tutte le tangenziali, con grave pregiudizio della viabilità urbana, soprattutto in quei quartieri, come Borgo Roma, sprovvisti di Ztl.
Invece si parla di un'opera "faraonica" che in poco più di un anno ha visto lievitare i costi da 60 a 400 milioni, che prevede solo 4 caselli (Poiano, Saval, via Gardesana e Verona Nord), un tunnel a due canne e 12 chilometri di autostrada di cui solo 4 coperti, a 4 corsie attraverso 8 quartieri densamente popolati destinata a 20 milioni di auto di cui 5 di traffico, a pedaggio non solo l'opera ma, secondo lo studio economico finanziario incaricato all'università di Castellanza, sarà necessario per finanziarne la costruzione anche la messa a pedaggio di tutte le tangenziali oltre a un pedaggio ombra ai caselli autostradali di Verona e provincia.
Per quanto riguarda, invece, la copertura della trincea, il Comitato nota che lo studio di fattibilità la prevede soltanto fino al Saval, quindi 4 km su 12, ed è pertanto incorretto parlare di "totale copertura del tracciato". Il presidente Bozza fa bene a pretendere che sul "suo" territorio il tracciato venga coperto (anche se tra copertura e inedificabilità non esiste nessuna relazione) e che non ci siano emissioni, il Comitato tuttavia non capisce perché in altre località come a Parona, La Sorte oppure a Poiano, i cittadini dovrebbero rassegnarsi a sopportare i miasmi di 20 milioni di veicoli all'anno che correranno a cielo aperto.
Infine, resta ancora aperta la questione dei filtri, promessi dall'amministrazione comunale ma non previsti né dallo studio di fattibilità, in cui si parla soltanto di un sistema di "ventilazione forzata", né dal bando di project financing. Appare evidente, infatti, che da sola la copertura della trincea non basta, dato che sarebbe un po' come nascondere la polvere sotto il tappeto, senza contare che si aprirebbe una nuova questione: dove dovrebbero scaricare i condotti di ventilazione, in Valpantena o al Saval?
Il Comitato ricorda la Mani-festa-azione in piazza Bra di domenica prossima alle 15 e l'assemblea pubblica di giovedì alle ore 21 presso la sala parrocchiale della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, a Ponte Crencano, dove è stato invitato il Sindaco».
Comitato di cittadini contro il collegamento autostradale delle Torricelle

lunedì

IL MINISTRO SI E´ FERMATO A EBOLI

A proposito di fannulloni...
di Domenico De Masi
Mi permetto di segnalare al Ministro Brunetta, che ha intrapreso una meritevole guerra contro i fannulloni e a favore della meritocrazia, un caso che è sotto i suoi occhi, scandaloso e insolente. A gennaio l´allora Ministro dell´Ambiente e il tuttora Governatore della Regione Campania mi nominarono Presidente del Parco del Cilento e del Vallo di Diano, secondo parco d´Italia per estensione, con oltre 90 Comuni, tra zone principali e aree contigue.
Poco dopo, il Governo di centro-sinistra cadde e fu sostituito dall´attuale governo di centro-destra. Ritenni perciò corretto rimettere il mio mandato nelle mani del nuovo Ministro, onorevole Prestigiacomo. Sarei rimasto alla presidenza solo se anche lei mi avesse esplicitamente confermato.
Dopo 64 giorni, il 15 luglio, la Ministra mi ha telefonato per chiedermi le dimissioni, dal momento che, secondo sue informazioni, "tutto il Cilento era contro di me". Le dissi che era male informata e che, comunque, le avrei subito mandato le mie dimissioni.Nei pochi mesi di presidenza non me ne ero stato con le mani in mano. Non potete immaginare quante cose si possono fare in pochi mesi, se avete delle idee chiare e se avete un gruppo di collaboratori motivati. Basta una squadra di sei o sette persone intelligenti e motivate per cambiare il destino di un´intera regione e le teste della sua gente. Se Cristo non si fosse fermato ad Eboli, avrebbe fatto cose da pazzi ad Agropoli e a Sapri.
Certo è che, alla notizia delle mie dimissioni, gli albergatori del Parco minacciarono una serrata; novemila cittadini – compreso il Presidente della Provincia e innumerevoli sindaci – firmarono una petizione; molti Consigli Comunali votarono delibere in mio favore; centinaia di persone da tutta Italia parteciparono a un blog con cui si chiedeva al Ministro di respingere le mie dimissioni; alcuni Comuni mi offrirono la cittadinanza onoraria. Ricordate qualcosa di analogo in tutta la storia del Mezzogiorno? Avreste potuto immaginare che il Ministro si ricredesse. Invece preferiva tacere. Tacere non solo sul Parco, ma su tutto. Mentre Tremonti rivoluzionava l´economia, mentre la Gelmini rivoluzionava la scuola, mentre Brunetta rivoluzionava l´Amministrazione, mentre la Carfagna rivoluzionava l´etica, la Prestigiacomo taceva, silenziosa e inerte. Di lei non si sa neppure se, furtivamente, scendesse a prendere un cappuccino o se, furbescamente, di tanto in tanto si desse malata.
E, insieme alla Ministra, restava fermo anche il Parco, inchiodato alla sua normale amministrazione. Ma cosa volete che sia il destino di novanta paesi del Sud di fronte all´agenda di una Ministra, fitta di sedute dal parrucchiere, di prove in sartoria, di cocktail ai vernissage? Passavano così altri 99 giorni prima che la Ministra desse qualche nuovo segno di vita con un decreto in cui, vista la legge x, visto il decreto y, vista la nota z, si accettavano le mie dimissioni.La presidenza di un Parco non è cosa di poco conto: ne dipende l´efficienza di tutto il sistema, la velocità con cui si allocano le risorse e si realizzano le opere; ne dipende l´umore e il comportamento di un´area vasta quanto una regione; ne dipende il destino civile di centinaia di migliaia di cittadini. E´ legittimo immaginare che, rimosso un presidente, in 24 ore se ne fccia un altro, già in pectore. E invece no: dopo 163 giorni di titubanze, ne sono passati altri 20.
La Ministra tace, il Cilento e il Vallo di Diano aspettano. Del resto, hanno è aspettato millenni, dai tempi di Parmenide; perché dovrebbero darsi una mossa proprio ai tempi della Prestigiacomo?E, invece, esiste un perché. Rispetto ai tempi di Zenone, oggi c´è il Ministro Brunetta. Vuoi vedere che, mentre lui insegue i piccoli fannulloni di Abiategrasso e di Canicattì, una fannullona mastodontica si è intrufolata proprio al suo fianco, Consiglio dei Ministri? Vuoi vedere che sia necessario mettere i tornelli anche a Palazzo Chigi?Se 183 giorni di assenteismo di un cancelliere o di un copista costano allo Stato migliaia di euro, quanto costano 183 giorni di assenza di una Ministra?Se poi il Ministro Brunetta accertasse che la Ministra non ha fatto un solo giorno di malattia e non è scesa neppure una volta a bere un cappuccino, allora significa che la sua inerzia non dipende dall´assenza del corpo ma dall´assenza dell´anima. In tal caso, la faccenda si fa drammatica sia per il Cilento che per il cosiddetto Governo centrale. (Positanonews)

venerdì

Certificazione energetica: Piebalgs interviene sulla normativa italiana

Bruxelles, 12 novembre 08
La Commissione UE sulla legge Italiana
Certificazione energetica: Piebalgs interviene sulla normativa italiana
Commissione europea chiede chiarimenti al governo italiano sull’abolizione dell’attestato di certificazione energetica in edilizia

Lo scorso 10 luglio le commissioni riunite Bilancio e finanza della Camera dei Deputati avevano approvato un emendamento al D.L. 112/08, recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” che aboliva l’obbligo di certificazione negli atti di compravendita di immobili esistenti e nei contratti di locazione. In particolare ad essere cancellate erano le norme che richiedevano di allegare all’atto un attestato di certificazione energetica e che in caso contrario prevedeva la nullità dell’atto e relativa all’obbligo per i proprietari di immobili di consegnare copia di questo attestato ai propri affittuari. Una mossa che aveva suscitato non poche obiezioni dal momento che la misura incrina uno degli strumenti più efficaci per contrastare gli alti prezzi e i consumi energetici del paese, in aperto contrasto peraltro con la Direttiva europea 91 del 2002, che inserisce tale certificazione nella politica energetica comunitaria, come una carta di identità per ogni edificio. Ora rispondendo a un’interrogazione scritta del 26 settembre dell’eurodeputata Monica Frassoni, il Commissario europeo all’energia Andris Piebalgs interviene sulla normativa italiana dichiarando che la Commissione “nel quadro della procedura d’infrazione già in corso per mancato rispetto della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia (art. 15, par.1, dir.2002/91 – Messa in mora Art. 226) chiederà alle autorità italiane di fornire informazioni sulla legge in questione e sulla sua compatibilità con la direttiva”. La prossima mossa tocca ora al Governo Italiano a cui spettano 60 giorni per presentare una risposta.

giovedì

Gli italiani hanno il cuore verde

La STAMPA del 12/11/2008
FRANCESCO RAMELLA
Secondo le prime indiscrezioni, tra i provvedimenti che il nuovo presidente degli Stati Uniti intende assumere immediatamente, una volta insediato, alcuni riguardano i temi ambientali. Si sa ad esempio che vuole rimuovere il veto di Bush contro il piano della California per la riduzione del 30% dei gas di scarico delle auto. Obama, del resto, ha più volte confermato che tra le sue priorità, subito dopo la crisi economica, vi è la questione energetica.
Durante la campagna elettorale ha dichiarato che allocherà 150 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni per promuovere le fonti rinnovabili, il risparmio energetico e la produzione di auto elettriche e a basso consumo. Questa strategia, secondo il neopresidente, fa bene non solo all’ecosistema ma anche all’economia. La previsione, infatti, è di creare 5 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore ambientale: i green collar jobs. Insomma attraverso una sorta di ecolonomia intende raggiungere un duplice obiettivo. Da un lato ridurre la dipendenza americana dal petrolio. Dall’altro combattere il cambiamento climatico.
I traguardi che pone al suo Paese sono ambiziosi. Entro il 2025 dovrà ricavare il 25% dell’elettricità da fonti rinnovabili, ed entro il 2050 abbattere dell’80% le emissioni di gas serra. Gli Stati Uniti devono diventare la nazione leader nella lotta al cambiamento climatico. Perché - come si legge nell’incipit del programma di Obama - «non possiamo più permetterci la solita politica timida quando il futuro del nostro pianeta è a rischio. Il riscaldamento globale non è un problema del futuro ma di adesso».Vedremo se alle parole seguiranno i fatti, ma tuttavia è già evidente che su questo tema il nuovo inquilino della Casa Bianca non la pensa come Berlusconi, che poche settimane fa ha fatto osservare ai nostri partner europei che, data la crisi finanziaria, sull’ambiente «non è il momento di fare i don Chisciotte».
Con l’elezione di Obama viene però a cadere uno degli argomenti «forti» usati per giustificare lo scetticismo verso il piano europeo sulle emissioni inquinanti: la mancata adesione degli Stati Uniti alla lotta contro il cambiamento climatico. L’Italia, dunque, si trova oggi più isolata nello scontro che la contrappone alla maggioranza dei paesi europei sulle modalità e i tempi di attuazione del cosiddetto «piano 20:20:20». Un pacchetto di misure finalizzato a raggiungere, entro il 2020, il 20% di riduzione delle emissioni di CO2, il 20% di utilizzo di energie rinnovabili e il 20% di miglioramento dell’efficienza energetica. E tuttavia va anche detto che, su questo tema, il governo Berlusconi interpreta alcuni tratti del sentire comune degli italiani. Una recente indagine Eurobarometro, infatti, mostra un profilo del nostro Paese particolarmente dissonante rispetto a quello degli altri partner europei. Solamente il 47% dei nostri concittadini (15 punti sotto la media Ue) ritiene il cambiamento climatico uno dei maggiori problemi che il mondo deve affrontare. In Francia e Germania si raggiunge il 71%. Lo stesso vale per le azioni intraprese personalmente per contrastare i problemi ambientali. Solo il 49% degli italiani sono coinvolti in simili attività, contro una media Ue del 61%.
Sul fronte del riciclaggio dei rifiuti, della riduzione dei consumi domestici di energia ed acqua le nostre percentuali risultano sempre inferiori di 20 o 30 punti a quelle di Francia, Germania e Inghilterra. D’altra parte il livello medio d’informazione e di consapevolezza ecologica appare in Italia molto più basso. Le posizioni assunte dal governo di centrodestra sul pacchetto europeo rispecchiano questo ritardo di fondo nella nostra cultura ambientale. E tuttavia la riflettono solo parzialmente. Proiettando un’immagine deformata di arroccamento difensivo che non corrisponde pienamente alla realtà. Dal sondaggio Eurobarometro, infatti, affiora anche qualche segnale più positivo. La stragrande maggioranza degli italiani, ad esempio, ritiene che combattere il cambiamento climatico possa avere un impatto positivo sull’economia europea e che su questi temi l’azione svolta dalle imprese, dai governi e dagli stessi cittadini sia stata finora del tutto insufficiente. Oltre il 70% degli intervistati, inoltre, considera ragionevoli le proposte Ue sull’ambiente. Una percentuale, questa, che ci pone in linea con i maggiori paesi europei. Con i quali, quasi a sorpresa, ci scopriamo affini.
Almeno sul piano delle aspirazioni.

mercoledì

Giovedi 20 e domenica 23 novembre assemblea pubblica e Mani-Festa-Azione

Giovedi 20 e domenica 23 novembre
assemblea pubblica e Mani-Festa-Azione
Fermare l'autostrada in città
è un nostro dovere!
per difendere il nostro territorio, la nostra città e il futuro dei nostri figli.
Marco Sedda
È stato un successo che ha sorpreso gli stessi organizzatori la manifestazione “Dammi una mano che la fermiano!” organizzata dal Comitato contro il collegamento autostradale delle Torricelle. Mille, forse 15.000 veronesi si sono dati appuntamento in piazza Bra per dire no al progetto del traforo voluto dall'amministrazione Tosi. Tra bandiere, musica e saltimbanchi, centinaia di veronesi si sono dati la mano e hanno “circondato” la piazza. La manifestazione, seguita in diretta da Radio Popolare, è stata appoggiata dalle associazioni ambientaliste come wwf e Legambiente e dagli Amici di Beppe Grillo. Per terra alcuni cartelloni spiegavano le ragioni del no. Uno in particolare riportava quanto promesso in un volantino durante la campagna elettorale del 2007."Il traforo sarà realizzato a nord di Avesa e Quinzano senza creare problemi ai quartieri, a via Santini e alla zona di San Rocco. Questo è il nostro impegno con i cittadini. Firmato: il candidato sindaco Flavio Tosi e il candidato consigliere comunale Paolo Tosato". Microfono alla mano, il presidente del Comitato Alberto Sperotto ha ricordato i motivi del Comitato, anche economici"Perché toccherà pesantemente le nostre tasche: quando costava 280 milioni di euro uno studio già prevedeva la messa a pedaggio delle tangenziali con 1,25 euro ad auto, ora si parla di 400 milioni ". Sperotto ha ribadito che "con i nostri amministratori vogliamo confrontarci, ma riceviamo solo dinieghi, intimidazioni e minacce". È un riferimento a quanto detto dal consigliere comunale Enzo Flego (Lega nord) durante la seduta del Consiglio di giovedì scorso. Flego si rivolge direttameente ai membri del Comitato che assistenvano alla lavori imbavagliati :"Se vieni a casa mia imbavagliato così io ti sparo addosso". Per questo giovedì alle 18, quando inizierà il Consiglio comunale, ci sarà una fiaccolata davanti a Palazzo Barbieri. "Spero nella solidarietà dei consiglieri",conclude Sperotto.
Programma
Giovedi 20 novembre, ore 21
Assemblea pubblica: (scarica volantino)
È anche una questione di democrazia
Teatro parrocchiale di Santa Maria Ausiliatrice (Ponte Crencano)
L'amministrazione vuole fare il traforo "a tutti i costi", non ascoltando le ragioni di chi pensa che far passare 20 milioni di auto e camion nel polmone verde della città sia un danno alla salute di "tutti i veronesi".
I cittadini sono stati esclusi dalla commissione di valutazione dei progetti.
Chiediamo che sia data priorità agli aspetti sanitari, ambientali e sociali di chi ci vive, prima di quelli tecnici e finanziari.
Invitato il Sindaco Flavio Tosi
Domenica 23 novembre, ore 15
Mani-Festa-Azione (scarica volantino)
Dammi una mano che la fermiamo 2
Piazza Bra'
Andremo a formare un "anello di Mani" attorno ai giardini di piazza Bra'.
Ma anche una Festa, con giocolieri, saltimbanchi, musicanti in bicicletta e ... cavalli e pony. Divertimento per noi e per i bambini.
Un'Azione forte, per dire che vogliamo uno sviluppo positivo per la nostra città, fatto di aria buona, bei paesaggi e luoghi di socialità.
Fate girare la notizia ! Grazie per quello che potete fare!

Comitato di Cittadini contro il Collegamento Autostradale delle Torricelle
http://www.traforo.it/

giovedì

Raccolta delle firme per promuovere il referendum contro il Lodo Alfano

Firmiamo per chiedere l’abolizione della legge ALFANO
che rappresenta un’insopportabile lesione dello stato di diritto.

CONTRO I PRIVILEGI !!!
LA LEGGE DEVE ESSERE UGUALE PER TUTTI.

La Costituzione Italiana afferma che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, ma Berlusconi e la sua maggioranza hanno approvato una legge per garantire l’impunità delle quattro più alte cariche dello stato: Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente del Senato e della Camera, ora, non sono più processabili nemmeno se commettono reati comuni. E c’è il progetto di estendere gli effetti di questa legge a tutti i ministri !!!

Altro che lotta per la legalità e per la certezza della pena, qui si creano inaccettabili ed odiosi privilegi prima di tutto per garantire l’impunità al Presidente del Consiglio in spregio dei più elementari principi di uguaglianza e di pubblica moralità. In un paese civile i cittadini si aspettano che chi è chiamato a ricoprire le più alte cariche dello Stato sia persona di indiscutibile onestà e correttezza.

Qui, invece, da una parte si impoveriscono ampi strati della popolazione, il carovita non permette a molti di arrivare alla fine del mese, i salari e le pensioni sono impoveriti, la precarietà aumenta, la scuola pubblica viene demolita e dall’altra parte il governo si preoccupa di difendere con arroganza una legge profondamente ingiusta e pensata come privilegio dei potenti.

NO ALLE LEGGI AD PERSONAM CHE CREANO
DISPARITA’ E PRIVILEGIO !!!

SI ALL’ONESTA’ E ALLA GIUSTIZIA.
NO ALL’IMPUNITA’.
Da oggi, mercoledì 05, a sabato (8 novembre) i Verdi, Sinistra Democratica e Rifondazione Comunista sono impegnati nella raccolta delle firme per promuovere il referendum contro il Lodo Alfano.
Il banchetto delle sottoscrizioni, dalle ore 16 alle 19,00 è in via Cappello, di fronte alla biblioteca Civica.
Le tre forze politiche, assieme a Italia dei Valori, ritengono che la legge sull'immunità delle più alte cariche dello Stato sia innanzitutto anticostituzionale, così come hanno dichiarato parecchi esperti, ma impedisca anche il manifestarsi di una democrazia compiuta, oltre che accentuare la situazione di previlegi della cosidetta "casta", particolarmente avversa in questo momento all'opinione pubblica.
Pertanto i veronesi vengono invitati a sostenere questa iniziativa, con l'obiettivo di poter cambiare l'attuale condizione politica fatta di previlegi e di un potere mai messo in discussione.

Verdi - Sinistra Democratica - Rifondazione Comunista

martedì

Università: vittoria parziale del movimento?

Silvio Berlusconi starebbe pensando di imbrigliare Mariastella Gelmini e frenare sulla Riforma che sarebbe stata approvata per Decreto Legge la prossima settimana? E' quanto si evince dal servizio di SkyTg24 visibile sul sito e dal pezzo di Claudio Tito a p. 7 di "Repubblica" di oggi (richiamo in prima). Riguarda la riforma annunciata in settimana dalla Gelmini e che sarebbe stata cotta e mangiata convertendola in DL nel prossimo Consiglio dei Ministri (con cosette di poco conto come l'abolizione del valore legale del titolo di studio). Sarebbe una prima vittoria parziale dell'ONDA, il movimento studentesco che ha preso forza in questi giorni fino a preoccupare un governo che fa della gestione mediatica del consenso un aspetto fondamentale.
di Gennaro Carotenuto
Secondo le indiscrezioni vi sarebbe stato un rinvio a momenti migliori dettato proprio da Silvio Berlusconi (con il parere decisivo di Gianfranco Fini che avrebbe insistito in merito) per evitare una temuta saldatura definitiva tra scuola e università. Fino a metà settimana proprio Berlusconi dichiarava di non temere l'autunno caldo tanto da appoggiare l'annuncio della riforma da parte della Gelmini. Il rallentamento invece sarebbe un inizio di delegittimazione del gruppo dei talebani di Forza Italia, di Mariastella Gelmini, che finora aveva avuto campo libero, ma in misura minore anche di Renato Brunetta e perfino di Giulio Tremonti.
Saranno le prossime ore a dirci se quest'indiscrezione sarà confermata o se il governo sceglierà di nuovo lo scontro frontale sull'Università che viene vista come un ridotto della sinistra sul quale esercitare politiche dure guadagnando consenso facile nell'opinione pubblica di riferimento.
Ma in cosa consisteva (o consisterà) la Riforma che avrebbe inciso durissimamente sulla vita delle Università pubbliche dopo i tagli economici già passati con la Legge 133? I contorni sono chiarissimi:
1) Fine del valore legale del titolo di studi. E' una riforma di portata storica e di valore amplissimo, che, comunque la si pensi, non può essere certo approvata per decreto ma con un intenso dibattito nel paese.
Nonostante nei prossimi anni si terranno un numero limitatissimo di concorsi in tutte le pubbliche amministrazioni, locali e nazionali, immediatamente il valore delle lauree del 70-80% degli atenei calerà e quelle del resto crescerà. Alcune Università o Facoltà di sedi periferiche saranno immediatamente frequentate solo da chi non si può permettere alternative e saranno ridotte, se sopravviveranno, all'inedia, senza più alcuna possibilità di fare ricerca scientifica. Quelle che non avranno i numeri saranno brutalmente chiuse.
E' un cambio di paradigma enorme tutto interno al campo neoliberale. Meno di dieci anni fa era proprio la CONFINDUSTRIA che teorizzava il raddoppio delle Università del paese fino a 200 (oggi sono meno di 100) proprio per legarle al territorio e al mondo del lavoro. Adesso il mondo delle Università che la proliferazione di sedi periferiche e spesso improbabili voluto da Confindustria ha dovuto subire, paga le conseguenze.
Fatto sta che l'ammissione ad atenei che verranno considerati di Serie A sarà richiestissima da chi potrà pagare (già la 133 riduce del 60% i fondi destinati al diritto costituzionale allo studio dei capaci e meritevoli) e innescherà un circolo virtuoso (sic) che renderà conveniente ai privati investire o addirittura acquistarle. Voci ripetute vedono già il Monte dei Paschi pronto ad acquistare la plurisecolare Università di Siena. Un esperimento pilota proprio nel cuore della Toscana.
2) Proprio per favorire le privatizzazioni ci saranno importanti agevolazioni fiscali (i teorici dell'economia indicano nelle agevolazioni la forma meno vistosa di privatizzare) ma soprattutto le Università fondazioni erediteranno a costo zero del patrimonio immobiliare delle stesse, una regalia per miliardi di Euro a chi privatizzerà. Come per l'Alitalia e in mille altri casi, anche la privatizzazione delle università in Italia avverrà a spese dell'erario pubblico e corrisponderà al primo comandamento del nostro capitalismo: "privatizzazione degli utili, socializzazione dei costi e delle perdite".
3) Blocco immediato totale degli attuali concorsi, anche di quelli banditi nel 2007 e 2008. Quando i concorsi riformati riprenderanno nessuno di questi comporterà posti di lavoro a tempo indeterminato. Ciò varrà anche per le progressioni di carriera. E' una misura unica al mondo che priva in maniera punitiva e ricattatoria il mondo della ricerca italiana di qualunque sicurezza lavorativa. Nonostante le rampanti campagne di disinformazione siete proprio sicuri che un ricercatore a 1.200 euro al mese sia il laido membro di una casta da colpire come viene descritto dai media?
4) GREMBIULATA! Come per il 5 in condotta o il grembiule alle elementari, il tutto sarà nascosto dietro una misura demagogica particolarmente facile per l'opinione pubblica: l'impedimento a parenti di docenti a partecipare a concorsi nelle stesse sedi. Nonostante il nepotismo sia una piaga da sanare nell'Università italiana, in ogni caso non più del 2-3% dei concorsi "orientati" riguarda parenti di cosiddetti "baroni". Solo una strutturale riforma dei concorsi, ma soprattutto l'immissione di forze fresche nel mondo universitario, potrebbe migliorare le cose. Ovviamente non se ne fa parola. Di nuovo, come per la 133 non vi è alcuna misura costruttiva ma solo distruttiva.
Tutto questo sarebbe (stato) approvato per decreto legge la prossima settimana in consiglio dei ministri. Ma adesso Silvio Berlusconi avrebbe frenato. Se confermata la cosa sarebbe un primo straordinario successo del movimento degli studenti e dei docenti e vedremo se si aprirà la possibilità di dialogare o inizierà una drôle de guerre con il governo in attesa del momento migliore per la stoccata.
A questo punto si conferma l'idea che il bruttissimo pezzo di Raffaello Masci a p. 5 de "La Stampa" di giovedì (quello dei baronetti...) sia stata una volontaria fuga di notizie (una specie di Lago della Duchessa?). Chi scrive ha condotto una piccola inchiesta giovedì scorso che consente con buona approssimazione di supporre che i toni gratuitamente offensivi in un articolo che era una sorta di scoop e in un quotidiano che non è né "Libero" né "il Giornale" fossero proprio una maniera di usare "La Stampa" per testare le reazioni del mondo universitario.
Cosa succederà ora? Senza la presentazione della riforma, che avrebbe indubbiamente rafforzato le proteste, qual'è il destino delle stesse? E qual'è il destino dell'Università? Il governo, con ancora 4 anni e mezzo di mandato davanti, può permettersi di aspettare e giocare con l'Università come il gatto col topo. Magari, come per la 133, per approvarla il 6 d'agosto, quando il movimento sarà di nuovo al mare. In fondo, Mariastella, che fretta c'è?
· · · · Renzo Coletti
· Rudi Menin · Rudi Menin
·
Yani Alvaro
Giornalismo partecipativo