venerdì

Stefania atomica

La scelta del nucleare. Lo stop su Kyoto. Le concessioni ai cacciatori. Le mire sui Parchi. Sotto accusa la politica del ministro Prestigiacomo

Stefania, dì qualcosa di ambientalista... La battuta rivisitata di Nanni Moretti circola fra parlamentari dell'opposizione e Verdi rimasti senza poltrona. E sia pure con una certa prudenza è sussurrata nei corridoi di un ministero che sembra aver smarrito la sua ragione sociale da quando ne ha preso la guida Stefania Prestigiacomo. E non possono neanche essere attribuite all'inesperienza le dichiarazioni e le iniziative contro quasi tutto quel che costituisce la cultura e la pratica ambientale. Anche se Berlusconi si ostina a chiamarla "la bambina", Prestigiacomo, 41 anni, ha una storia politica da decana della casta del centrodestra, cinque volte deputata e due ministra, un posto di riguardo fra i maggiorenti di Forza Italia.


E infatti all'Ambiente si è scelta un gruppetto di consiglieri, quasi tutti siciliani, che se non sempre sono particolarmente ferrati nell'ecologia lo sono di certo nella navigazione politica. Lo è senza dubbio il capo di gabinetto Giancarlo Montedoro, giurista catanese dal profilo bipartisan, esperto di banche e appalti, consigliato da Giulio Tremonti. Nonostante abbia solo 37 anni, naviga sicuro nel mondo romano anche il nuovo segretario generale Marco De Giorgi (già braccio destro della ministra alle Pari opportunità come il capo ufficio stampa Salvatore Bianca), che deve 'coordinare', in sostanza mettere la mordacchia, ai potenti e autorevoli direttori delle varie aree. Una nomina, ha spiegato Prestigiacomo, che fa parte della sua "rivoluzione a 360 gradi dell'ambiente", racchiusa nella formula "dall'ambientalismo del no a quello del fare".Che cosa intenda con questa definizione, peraltro scippata agli ecologisti del Pd, lo si è cominciato a capire quasi subito.


Alla prima uscita internazionale, al G8 dell'ambiente di Kobe, aveva sbalordito i presenti dichiarando che l'Italia non ce la faceva a rispettare i tagli alle emissioni stabiliti dal protocollo di Kyoto nella misura del 6,5 per cento entro il 2012. Eravamo già in arretrato e con la nostra industria in affanno non potevamo recuperare. "Non si è mai sentito un ministro dell'Ambiente, di qualunque colore politico sia, che va a sostenere le ragioni di chi inquina", commentava il ministro ombra Ermete Realacci.
Dopo quel primo exploit la strada era aperta. "Il ponte sullo Stretto? Una grande opera, che cambierà il Sud e l'Italia", faceva sapere Stefania in un'intervista. Se si poteva pensare che la difesa di quel mastodonte fosse un omaggio a Berlusconi ("Con il ponte passerò alla storia", ama ripetere il premier), è meno facile capire perché la Prestigiacomo se la sia presa con i Parchi, "poltronifici per politici trombati" secondo la sua elegante definizione. Forse preoccupata dalle molte critiche alle sue proposte di privatizzarli e far pagare il biglietto d'ingresso ai 30 mila visitatori annui, adesso sta lavorando sull'idea di trasformarli in fondazioni e di associare i privati alla loro gestione, sempre in vista di uno sfruttamento economico. "Il ministro sembra essersi dimenticato che la maggior parte dei Parchi sono regionali. È a noi e agli altri enti locali che spetta per legge occuparcene", protesta Silvestro Greco, ex consigliere scientifico del ministero e assessore all'Ambiente della Calabria.


Da due mesi Greco, che è anche il coordinatore degli altri assessori regionali, cerca inutilmente di farsi ricevere con i suoi colleghi dalla Prestigiacomo. Unica consolazione è che non sono solo loro gli esclusi. La lista di chi è finora rimasto fuori dalla porta comprende anche le parlamentari di Globe, rete europea che si occupa di cambiamenti climatici e che in nessun altro paese aveva mai ricevuto sgarbi simili. Ma sono in attesa anche i sindacati, per non parlare degli animalisti, in rivolta sul fronte della caccia.


La 'ministra della doppietta', come qualcuno la definisce, ha deciso di modificare varie restrizioni introdotte dopo molte consultazioni dal decreto Natura del 2000. D'ora in poi, nelle zone di protezione e conservazione speciale, i cacciatori potranno arrivare con auto e gipponi agli appostamenti fissi, sparare a pernici bianche e morette e ancora per un anno usare i micidiali pallini di piombo, nonostante l'impegno a proibirli preso dall'Italia con la Commissione Ue. (L'Espresso)

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